Dal momento che l'industria della moda continua a confrontarsi con gli effetti del cambiamento climatico, la questione della sostenibilità è diventata una preoccupazione sempre più pressante. Mentre alcuni eventi di moda hanno fatto passi avanti nella promozione di pratiche eco-compatibili, altri sono stati lenti nell'adottare requisiti di sostenibilità. Ciò è stato particolarmente evidente nelle recenti settimane della moda tenutesi a New York, Londra, Milano e Parigi, dove la sostenibilità è stata ampiamente trascurata.
Copenaghen, invece, ha adottato un approccio diverso, implementando rigidi requisiti di sostenibilità per la sua settimana della moda. Ai marchi partecipanti è stato richiesto di rispettare 18 regole obbligatorie basate sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, tra cui quella secondo cui il 50% di una collezione deve essere realizzata utilizzando materiali morti, riciclati, riciclati o materiali di nuova generazione, come le alternative alle materie prime di origine animale come la pelle. Le pellicce sono state vietate in modo assoluto e ai marchi è stato richiesto di rispettare standard di responsabilità sociale, come garantire che le loro catene di approvvigionamento siano prive di lavoro minorile e che le fabbriche offrano condizioni di lavoro sicure ed eque ai dipendenti.
Anche se questo ha rappresentato una sfida per alcuni stilisti, è stato un passo necessario per ridurre l'impatto ambientale dell'evento. Stabilendo questi requisiti, la Settimana della moda di Copenhagen mirava a promuovere la moda sostenibile e a incoraggiare gli stilisti ad adottare pratiche eco-compatibili.
Per questo motivo, molti speravano che la CPHFW potesse innescare un cambiamento nelle settimane della moda successive; tuttavia, non è stato così. Sebbene alcuni stilisti come PH5 (NYFW) e Johannes Warnke (LFW) abbiano fatto scelte eco-compatibili e Milano abbia ospitato uno showroom etico e sostenibile, la sostenibilità non è stata una priorità assoluta per i principali eventi di moda. Il timore di perdere i grandi nomi commerciali che attirano la stampa e i compratori internazionali crea un dilemma per gli organizzatori, che devono trovare un equilibrio tra la promozione di pratiche sostenibili e la presentazione di stilisti di alto profilo. Si tratta di una sfida particolarmente ardua in un settore che privilegia la novità rispetto alla sostenibilità; inoltre, è difficile stabilire uno standard di sostenibilità unico per tutti. Come osserva Caroline Rush, CEO del British Fashion Council, "la Settimana della moda di Londra ospita un mix di marchi affermati ed emergenti, quindi non è possibile stabilire uno standard di sostenibilità unico per tutti senza allontanare le aziende più piccole"
Anche alla Settimana della moda di Parigi, dove Coperni ha fatto notizia in passato per aver presentato un abito biodegradabile a spruzzo indossato da Bella Hadid, quest'anno la direzione creativa ha adottato un approccio diverso. Invece di concentrarsi sulla sostenibilità, ha voluto catturare l'attenzione con la presentazione in passerella di un robot giallo a quattro zampe a forma di cane futuristico. Sebbene si tratti di una scelta innovativa, essa mette in evidenza il divario tra l'industria della moda e la sostenibilità. In un'industria così concentrata sulle tendenze, è chiaro che la novità continua ad avere la precedenza su altri fattori ambientali.
Quindi, tutte le settimane della moda dovrebbero seguire Copenaghen e adottare rigidi requisiti di sostenibilità, a prescindere dalle sfide che potrebbero affrontare? Per alcuni, la risposta non è semplice. Se da un lato è chiaro che l'industria della moda deve assumersi una maggiore responsabilità per il proprio impatto ambientale, dall'altro è importante riconoscere le sfide che questo cambiamento comporta. Tuttavia, è fondamentale che l'industria dia priorità alla sostenibilità in modo più significativo. Data l'influenza significativa di questi eventi, è imperativo che siano un esempio per guidare il cambiamento nel mondo della moda.
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